Autore: Civitamente

  • Una Giornata Ecologica… e 364 giorni di disinteresse

    Una Giornata Ecologica… e 364 giorni di disinteresse

    Il 10 maggio si è tenuta a Raiano una nuova Giornata Ecologica.

    Parliamo di una di quelle iniziative che, a guardarle da lontano, sembrano lodevoli. Ma è bastato avvicinarsi per capire che si trattava solo dell’ennesimo trucco di facciata. Un cerotto colorato su una ferita infetta. Una passerella simbolica per nascondere ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’assoluta incapacità dell’Amministrazione comunale di affrontare – e ancor prima riconoscere – il degrado ambientale in cui versa il territorio.

    Fermo restando il nostro supporto a Raiano e al bene della sua comunità, ci chiediamo se sarà questa la soluzione che verrà riproposta ancora, quando il buon lavoro dei volontari non basterà a contrastare l’incuria, la maleducazione ma anche e soprattutto i danni ambientali veri e propri. Una giornata ecologica è una bellissima iniziativa per ripulire strade e parchetti, ma non può bastare per salvaguardare il territorio da quella che è ormai un’emergenza ecologica.

    Partiamo dall’incontro preparatorio per la Giornata Ecologica: il nulla amministrativo 

    CivitaMente ha partecipato alla riunione indetta il 28 aprile per organizzare la Giornata Ecologica del 10 maggio. Ci aspettavamo dati, analisi, strategie. Abbiamo ricevuto silenzi, balbettii, risposte evasive. Nessuna mappatura dei rifiuti sul territorio, nessuna indicazione sulla pericolosità di quanto rinvenuto, nessuna visione d’insieme. Nulla. Come se l’abbandono dei rifiuti fosse una fastidiosa coincidenza, non un problema strutturale che si trascina da anni nell’indifferenza generale. Se l’incompetenza si potesse misurare, a Raiano sarebbe in stato d’emergenza. 

    Simbolismo vuoto e rimozione delle responsabilità 

    Partecipare a una Giornata Ecologica, per quanto apprezzabile sulla carta, non può sostituire l’assenza cronica di una politica ambientale. L’iniziativa del 10 maggio è stata l’ennesimo evento vetrina, utile a far dimenticare – per qualche ora – il degrado diffuso, l’abbandono dei rifiuti e l’inerzia totale del Comune. A fronte di una crisi ambientale, Raiano risponde con fotografie su Facebook. 

    Un Comune in una Riserva Naturale che si comporta come se non lo fosse 

    Raiano si trova all’interno della Riserva Naturale delle Gole di San Venanzio. Un contesto che dovrebbe implicare responsabilità straordinarie nella gestione del patrimonio ambientale. E invece, ciò che vediamo quotidianamente è l’esatto opposto: abbandono dei rifiuti ovunque, totale assenza di prevenzione, zero controllo, disinteresse amministrativo. La domanda sorge spontanea: che senso ha vivere in una riserva, se poi il Comune non è nemmeno in grado di garantire il minimo sindacale? 

    Tagli del nastro e vuoto politico: l’ipocrisia dei fondi pubblici 

    È ora di dirlo chiaramente: i fondi europei e del PNRR non servono solo a inaugurare strutture nuove con tanto di taglio del nastro e foto. Non sono pensati per alimentare la propaganda elettorale di chi governa. Ma questo sembra essere l’unico orizzonte politico dell’Amministrazione di Raiano: realizzare ciò che “si vede”, ciò che può generare consenso immediato, ignorando completamente tutto ciò che richiede manutenzione, gestione, continuità. Eppure esistono fondi – come quelli previsti dal PNGR, il Programma Nazionale Gestione Rifiuti – pensati proprio per monitorare, prevenire e combattere fenomeni come l’abbandono indiscriminato. Ma non fanno scena. Non si prestano a tagli del nastro. Non garantiscono applausi. E quindi non interessano. 

    Servizi assenti, scelte assurde, cittadini disorientati 

    È inaccettabile che il Comune di Raiano, pur avendo a disposizione il servizio Cogesa per il ritiro dei rifiuti ingombranti a domicilio, non lo abbia mai attivato. Un’occasione persa che avrebbe potuto prevenire gran parte degli abbandoni. Allo stesso modo, gli orari della stazione ecologica sono una presa in giro per chi lavora: aperture solo al mattino o al sabato, senza alcuna flessibilità. È evidente che non si è pensato minimamente alle esigenze reali della popolazione. Per non parlare dei non residenti o dei nuovi cittadini, inclusi quelli provenienti da altri paesi: recuperare le informazioni sui conferimenti e modalità di smaltimento è impossibile. 

    Nel frattempo si punta il dito contro “l’inciviltà dei cittadini”, dimenticando che è un Comune che non informa, non facilita, non organizza… e quindi non deve pretendere nulla in cambio. 

    Ci poniamo una domanda: sono possibili un cambio di mentalità e una maggiore sensibilizzazione ai temi ambientali con una giornata ecologica ogni tre anni? 

    La sezione Ambiente del sito del Comune di Raiano parla da sola


    L’ambientalismo di facciata è peggio dell’inazione 

    Una Giornata Ecologica non può diventare il salvagente morale di un’Amministrazione inerte. Pulire per qualche ora, per poi tornare al disinteresse per il resto dell’anno, è un insulto all’intelligenza collettiva. Non si può rivendicare attenzione all’ambiente se non si è disposti a fare scelte coraggiose e sistemiche. Non si può continuare a vendere simboli al posto delle soluzioni. 


    È tempo di smetterla con le sceneggiate 

    CivitaMente chiede al Comune: cosa intende fare davvero? Dove sono le politiche strutturali? Dove l’impiego concreto dei fondi? Dove i servizi efficienti e accessibili? Perché chi governa non si limita a essere inefficiente: oggi è anche irresponsabile. E l’ambiente, quello vero, non può più aspettare i tempi lenti e calcolati della propaganda. 

  • Raiano merita rispetto

    Raiano merita rispetto

    Un territorio da proteggere, non da trascurare

    Raiano è un piccolo gioiello incastonato nel cuore dell’Abruzzo, un comune che vanta un territorio di circa 29 chilometri quadrati, di cui ben 11 rientrano in un’area protetta regionale. Questa Riserva Naturale, istituita più di 25 anni fa, è un patrimonio inestimabile per la biodiversità locale, un luogo che dovrebbe essere un vanto per i cittadini e un’attrazione per i visitatori.

    Eppure, da troppo tempo, ciò che dovrebbe essere un simbolo di bellezza e rispetto per l’ambiente è diventato uno scenario di degrado. Cumuli di rifiuti, sacchetti abbandonati ai margini delle strade, bottiglie di plastica, cartacce e scarti di ogni tipo deturpano il nostro paesaggio. E la situazione non è limitata solo alle aree periferiche: il problema è diffuso in tutto il territorio comunale, compresa la tanto preziosa Riserva Naturale.

    Dove sono i controlli? E dove sono gli interventi?

    Chiunque percorra le strade di Raiano o si addentri nei suoi sentieri si sarà accorto della crescente incuria. Possiamo accettare passivamente questa situazione? È davvero pensabile che chi di competenza non abbia mai preso provvedimenti concreti per arginare questa piaga? No, non possiamo accettarlo e non vogliamo più farlo!

    Negli ultimi anni, si è parlato spesso di tagli ai fondi e di difficoltà economiche, ma la verità è che qui si tratta di mancanza di attenzione e di volontà politica. Non si può sempre giustificare tutto con il “non ci sono soldi”: mantenere il decoro urbano e ambientale non è solo una questione economica, ma anche di responsabilità.

    Certo, è innegabile che alcuni cittadini (di Raiano e non) abbiano un atteggiamento incivile, abbandonando rifiuti in modo indiscriminato, talvolta addirittura imbustati e pronti per la discarica. Ma il vero problema è che nessuno vigila e, ancora peggio, nessuno interviene. Il risultato? Un paese che si riempie sempre più di sporcizia, mentre il degrado cresce nell’indifferenza generale.

    Sicurezza e controllo: perché solo nel centro abitato?

    Curiosamente, negli ultimi tempi si è assistito a un aumento dei controlli nel centro del paese: telecamere, vigili più presenti, sanzioni per chi non rispetta le regole stradali o urbane. Misure giuste, per carità, perché la sicurezza dei cittadini è fondamentale.

    Ma perché questo zelo non si estende anche al resto del territorio? Perché non si applicano gli stessi principi di controllo e vigilanza per proteggere l’ambiente? Il territorio di Raiano non è composto solo dalle vie centrali, ma anche dalla sua periferia, dalle sue campagne, dai suoi spazi verdi. Proteggere questi luoghi è un dovere, non un’opzione.

    Basta scuse: è tempo di agire

    La nostra richiesta è semplice: vogliamo pulizia, vogliamo decoro, vogliamo rispetto per il nostro territorio!

    Se chi di dovere non interviene, siamo pronti a rimboccarci le maniche e farlo noi stessi. Ma non dovrebbe essere così. Non dovremmo essere costretti a organizzare giornate di volontariato per raccogliere l’immondizia che dovrebbe essere rimossa regolarmente da chi ha il compito di farlo.

    Chiediamo più controlli, sanzioni per chi abbandona i rifiuti e una gestione efficiente della pulizia. Vogliamo che il nostro paese sia un luogo di cui andare fieri, non uno spazio in cui il degrado prende il sopravvento.

    Un appello a tutti: uniamoci per Raiano!

    Questo non è solo uno sfogo: è un appello a tutti i cittadini di Raiano, alle istituzioni locali, agli enti preposti alla tutela ambientale. Se davvero teniamo al nostro paese, dimostriamolo con i fatti.

    Raiano merita rispetto. Pretendiamo un luogo degno di ospitare una Riserva Naturale!

    E tu, cosa ne pensi? Hai notato anche tu questa situazione? Scrivici nei commenti la tua opinione o condividi questo articolo per far sentire la nostra voce!

  • Fa tutto lui!

    Fa tutto lui!

    Affascinato dalla politica del fare, nunzio del fatto contro gli apostati del faremo, ha deciso di fare tutto lui: maggioranza, opposizione e dirigente del Comune, funzione attribuitagli dalla Giunta Municipale il 31.12.2024, dopo le dimissioni del responsabile dell’area amministrativa. 

    Subito dopo l’attribuzione al Sindaco delle mansioni di responsabile dell’area amministrativa, con la delibera successiva adottata in pari data, la Giunta Municipale ha deciso di attribuire all’area amministrativa anche le seguenti ulteriori funzioni: “a. Gestione delle attività relative al cimitero; b. Gestione degli adempimenti urgenti e necessari inerenti la concessione del servizio di gestione della Riserva Naturale in corso; c. Gestione delle competenze ambientali;” 

    Resta un mistero del perché tutti scappino dal nostro Comune, dove la forza lavoro è ridotta al lumicino, ma a quanto pare la questione non preoccupa il nostro Sindaco: lo fa lui! 

    Abbiamo assistito silenti ed inermi all’onda lunga partita da Prezza che ha distrutto l’Unione dei Peligni, facendo ricadere su ogni singolo Comune l’obbligo di garantire i servizi, prima gestiti con risparmio ed in forma associata; abbiamo visto fuggire da Raiano Segretari Comunali, responsabili di qualsiasi area e dipendenti di qualsiasi ufficio; abbiamo assistito ad estensioni chilometriche dei nostri uffici, con lo spostamento del SUAP a Penne. 

    La carenza di personale non rappresenta un fulmine a ciel sereno, poiché viene da lontano, ma chi ci amministra ha pensato che non fosse un problema e, quindi, ha evitato di avviare le procedure per reclutare del personale. 

    La nomina a responsabile dell’area amministrativa del Sindaco da parte della Giunta Municipale ci sembra davvero troppo, in un paese dove in Consiglio Comunale non siede l’opposizione e, forse, se qualche Consigliere ponesse la questione potrebbe dare un senso al suo mandato. 

    Nell’attesa ci chiediamo quali saranno le modalità con cui il Sindaco intende esercitare la funzione: preso dalla poetica del fatto e nella sua funzione di responsabile dell’area amministrativa oltre ad assumere gli atti gestionali di natura tecnica, amministrativa e finanziaria, compresi l’assunzione degli atti di impegno contabile, di liquidazione conseguente, e la gestione delle risorse umane e strumentali relativa all’area in parola, il giorno delle elezioni consegnerà personalmente le schede elettorali, mansione dell’Ufficio elettorale, che è un’articolazione dell’area amministrativa, dopo aver stretto la mano ai suoi concittadini prima di recarsi alle urne, o soprassiederà da detto compito? 

    Vedremo, ma in nome del risparmio sulle spese per il personale temiamo che tutto sia possibile! 

  • Il futuro abita qui

    Il futuro abita qui

    Come possiamo ripensare il concetto di comunità nel 2025? Non si tratta solo di preservare le radici, ma di costruire una visione inclusiva e sostenibile, capace di affrontare le sfide della modernità senza snaturare l’identità di un luogo. Una comunità non è solo un insieme di persone che condividono uno spazio geografico, ma un ecosistema di relazioni, valori e progetti comuni. Ripensare la comunità significa trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro.

    La prima necessità di qualsiasi comunità è ascoltare. Ascoltare le esigenze di chi la abita, di chi ci nasce ma poi parte, di chi resta e di chi ritorna. Serve un dialogo aperto e continuo, un coinvolgimento attivo che trasformi i cittadini in protagonisti, non solo in spettatori delle decisioni. Le idee e le soluzioni migliori spesso nascono proprio da chi vive il territorio ogni giorno, da chi lo osserva con occhi nuovi o con lo sguardo lungo dell’esperienza.

    Ma l’ascolto da solo non basta: servono azioni concrete. Le amministrazioni devono favorire spazi di confronto e co-progettazione, incentivando la partecipazione attiva attraverso assemblee pubbliche, piattaforme digitali e strumenti di democrazia partecipativa. Creare opportunità di dialogo tra generazioni e categorie diverse è essenziale per una comunità resiliente e in evoluzione.

    I giovani, che si affacciano su un mondo potenzialmente senza confini, non devono percepire come un limite l’essere nati tra queste montagne. Il loro talento e la loro energia possono essere motori di cambiamento se trovano un ambiente favorevole allo sviluppo delle loro capacità. Per questo, è fondamentale investire in formazione, cultura e opportunità lavorative che permettano loro di restare o tornare senza dover rinunciare alle proprie ambizioni.

    Gli adulti, motore della vita quotidiana, devono poter contare su servizi efficienti e su un tessuto sociale solido e solidale, in grado di sostenerli. 

    Le nuove cittadine e i nuovi cittadini, provenienti da culture e nazioni diverse, portano con sé saperi, esperienze e soluzioni innovative in grado di arricchirci. L’integrazione deve essere vista come un’opportunità e non come una sfida, promuovendo scambi culturali e progetti condivisi che rafforzino il senso di appartenenza comune.

    Gli anziani, custodi della memoria e dell’esperienza, non devono essere lasciati soli. Una comunità che sa prendersi cura delle sue radici è una comunità che sa guardare al futuro. Attivare programmi di volontariato intergenerazionale, incentivare la trasmissione delle tradizioni e creare spazi di socializzazione per gli anziani significa dare continuità alla storia e rafforzare i legami comunitari.

    Le persone che abitano un territorio rivelano bisogni, mostrano idee, pongono domande. E a queste domande dobbiamo provare a rispondere con coraggio, creatività e una visione nuova.

    Le persone che abitano un territorio rivelano bisogni, mostrano idee, pongono domande. E a queste domande dobbiamo provare a rispondere con coraggio, creatività e una visione nuova. Serve un progetto collettivo che renda il paese un luogo dove si sceglie di vivere, e non dove si è costretti a restare. Questo significa ripensare l’urbanistica con spazi pubblici vivibili e creare reti di collaborazione tra cittadini, imprese e istituzioni.

    Una comunità viva è un laboratorio attivo, capace di leggere il presente e immaginare il futuro. Un luogo dove il senso di appartenenza si rafforza attraverso l’innovazione, la collaborazione e la capacità di trasformare i bisogni in opportunità. 

    Ripensare la comunità non è solo un compito delle istituzioni, ma un impegno condiviso da ogni cittadino ed ogni cittadina che sceglie di contribuire al benessere comune con idee, azioni e visioni per un futuro non solo migliore, ma reale.

  • Bellezza, Gentilezza e il potenziale di un Futuro Migliore 

    Bellezza, Gentilezza e il potenziale di un Futuro Migliore 

    Raiano, incastonato tra le montagne dell’Abruzzo, non è solo un luogo da visitare: è un simbolo di speranza, un manifesto vivente di ciò che il nostro mondo potrebbe essere. Qui, la bellezza della natura si intreccia con la forza delle tradizioni, mentre le Gole di San Venanzio e i paesaggi mozzafiato ricordano a tutti noi l’importanza di custodire ciò che abbiamo di più prezioso. Ma ciò che rende Raiano davvero unico è l’umanità che lo anima. Le sue strade raccontano storie di accoglienza e condivisione, e i suoi abitanti ci insegnano il valore della gentilezza. In un mondo che sembra spesso correre troppo in fretta, Raiano ci invita a rallentare, a riscoprire la bellezza delle relazioni autentiche, del vivere in armonia con la natura e con gli altri. 


    I giovani: la chiave del cambiamento

    Raiano non è solo un luogo di riflessione sul passato, ma un laboratorio di idee per il futuro. È un luogo che può e deve coinvolgere i giovani, con la loro energia, la loro creatività e il loro desiderio di cambiamento. I giovani di Raiano e di tutto il mondo hanno il potenziale per trasformare le comunità in cui vivono, per portare innovazione, cultura e nuove prospettive in luoghi che hanno bisogno di rinascere. Immaginiamo un progetto culturale che dia voce ai ragazzi e alle ragazze, che li renda protagonisti della salvaguardia del territorio e della valorizzazione delle tradizioni. I giovani possono essere gli ambasciatori di un messaggio di sostenibilità, solidarietà e inclusione, sviluppando iniziative che coniughino le radici profonde del passato con la visione di un futuro più giusto e umano.

    Bellezza e gentilezza come strumenti di cambiamento

    Da Raiano può partire un movimento culturale e politico che metta al centro due valori troppo spesso trascurati: la bellezza e la gentilezza. La bellezza del territorio e delle tradizioni, che ci ricorda che l’arte e la natura possono nutrire l’anima e ispirare le persone. La gentilezza, che è il fondamento delle relazioni umane, della solidarietà e della costruzione di una società migliore. In questo contesto, la politica deve tornare a essere uno strumento al servizio del bene comune, in grado di sostenere i giovani nei loro sogni e nelle loro aspirazioni, creando opportunità che diano loro la possibilità di restare e crescere nei loro territori.

    Un appello universale: costruire insieme un mondo migliore

    Raiano, con la sua semplicità e il suo spirito comunitario, ci insegna una lezione importante: un mondo migliore non è solo possibile, è necessario. Serve però l’impegno di tutti. Serve il coinvolgimento dei giovani, l’unità di intenti della comunità e una politica che sappia ascoltare e agire con visione e coraggio. Custodire ciò che è bello, coltivare ciò che è giusto, e fare della gentilezza e dell’innovazione i pilastri di un futuro sostenibile. È un invito a sognare in grande, ma a costruire insieme, passo dopo passo, il mondo che vogliamo lasciare alle generazioni future. Raiano è una chiamata all’azione, un luogo da cui ripartire per immaginare e realizzare un futuro più luminoso, dove bellezza, gentilezza e il talento dei giovani siano il motore di un vero cambiamento. 

  • Quelli che restano.

    Quelli che restano.

    Mi presento: sono un essere raro.
    Sono una componente di quel gruppo di più o meno giovani che, in barba alle tendenze globali ma ancor di più nazionali, ha scelto di restare. Le motivazioni sono molte, personali e non – e non potrei biasimare chi pensa che sia stata una mancanza di coraggio. Ci vuole coraggio, indubbiamente, a partire per un altro Paese e lasciarsi dietro la famiglia, gli affetti, le abitudini e i luoghi di una vita.

    Ma quello che spesso non si dice é che ci vuole coraggio anche a restare. Perché restare non é un atto passivo – non é l’inerzia inesorabile di chi non sa o non può muoversi. “Restare” non significa ritirarsi in un angolo, ad osservare l’inesorabile decadimento circostante, piangendo per quello che é stato e non sembra voler tornare.

    “Restare” é una parola in vicinissima relazione con “costruire”. Restare é l’atto di piantare radici ben salde che possono, anzi devono, dare frutti. Restare é anche un atto di devozione, é annaffiare ogni giorno quelle stesse radici, nutrire il suolo che abbiamo scelto di abitare.
    E per farlo, appunto, non si può restare passivi.

    Ho scelto di far parte del gruppo di CivitaMente perché credo che la cittadinanza attiva sia l’unico modo etico di vivere il paese in cui si sceglie di restare – perché in un’epoca in cui la vita sociale é sempre più caratterizzata da un’apatia generalizzata in cui il brutto, l’ingiusto e lo scorretto vengono accettati semplicemente perché “il mondo va così”, la partecipazione attiva é di per sé un atto radicale, primo tassello di una ideale rivoluzione gentile.
    E credo che ci sia fortemente bisogno di una rivoluzione gentile, su scala mondiale così come nel piccolo.
    Raiano é un paese che amo profondamente, ma non é facile amarlo: negli ultimi tempi, l’apatia di cui sopra e le scelte amministrative poco lungimiranti, hanno reso il nostro paese un luogo desolato, spento, lontano dal suo vero potenziale.

    I motivi per cui si va via sono tanti, e di- versi – si cerca un lavoro, si cerca una destinazione, ma spesso si cerca anche una comunità, un punto di riferimento sociale e soprattutto culturale. Comunità, infatti, non é solo un insieme di edifici – non é costruire contenitori e chiamarli ‘scuole’ e ‘centri culturali’ che crea cultura. Occorre ricostruire un tessuto in cui ogni cittadino sia valorizzato e abbia gli strumenti per esplorare non solo le proprie potenzialità ma la sua individualità, la creatività, la libertà di essere e fare, e di costruire la propria felicità. Tutto ciò non può accadere in un paese in cui pian piano si sfaldano strade e legami, in cui la bellezza é sommersa da immondizia col beneplacito di chi non sa custodirla. Spesso mi é capitato di dover giustificare lo stato del nostro comune con amici che venivano a trovarmi da altri posti del mondo – a dover spiegare che una volta il Viale dei Pini era il luogo dei nostri giochi e non finiva dopo solo pochi metri. A raccontare la magia di un centro storico che era vivo e d’estate si popolava di musica, fuochi e balli, e non di eco spente che lo rendono quasi spettrale.
    Ho scelto di mantenere a Raiano la mia casa – ma negli ultimi tempi é una casa tri- ste, che ha bisogno di una ristrutturazione dell’anima ancor prima che fisica. E questo può comincia- re solo nella partecipazione, nello scambio delle idee, nella costruzione solidale e accorta di un futuro condiviso.


    Per questo credo che l’iniziativa di CivitaMente rappresenti un’occasione unica per rimboccarci le maniche e fare davvero qualcosa che lasci il segno, e non abbandoni questo paese allo spopolamento.


    Voglio un paese da cui non si debba solo scappare – sogno un paese in cui si possa anche ritornare.

  • Partecipazione e Comunità politica.

    Partecipazione e Comunità politica.

    Quanto accaduto a Raiano nell’ultima tornata elettorale amministrativa, ad avviso di chi scrive, merita un’attenta
    e critica riflessione politica. Per la prima volta nella storia repubblicana le elezioni amministrative del nostro paese sono state caratterizzate dall’assenza di una vera competizione tra schieramenti alternativi. Tale circostanza si annovera nel seno di una più generale crisi della rappresentanza e ad essa ha contribuito in maniera massiccia la disgregazione del sistema politico sul quale, per decenni, si è incardinato la struttura istituzionale della nazione. Sarebbe tuttavia riduttivo e ingeneroso addebitare esclusivamente a fenomeni così complessi e drammaticamente reali lo spettacolo poco rassicurante di un’elezione che, nei fatti, ha visto la partecipazione di un solo candidato alla carica di Sindaco. Del resto sarebbe sciocco imputare la responsabilità di quanto accaduto a chi, seppure in solitaria, ha scelto di competere nell’agone politico.

    Per storia e cultura personale ho una conoscenza approfondita delle divisioni che hanno caratterizzato l’area politica del centro sinistra a Raiano. Credo dunque che gli antagonismi e la sfiducia reciproca di molti degli uomini che in quell’ambito politico continuano a riconoscersi abbiano purtroppo rappresentato la causa più incisiva di una competizione elettorale per certi aspetti caricaturale. Sarebbe oggi ingiusto e soprattutto inutile attribuire colpe e responsabilità. Al contrario questo può e deve essere il momento di una riscoperta di alcuni dei principi e delle linee guida
    che hanno caratterizzato l’agire politico di diverse esperienze amministrative succedutesi negli anni, tenendo ben presenti gli errori che pure furono commessi.

    CivitaMente nasce come un’organizzazione di uomini e donne libere che hanno a cuore l’interesse di una collettività cui vogliono continuare ad appartenere.
    In questo senso l’appello accorato a tutti coloro coltivano il nostro medesimo interesse conserva la validità di una scelta azzeccata. Rimango però dell’idea che faremmo molta difficoltà a realizzare i nostri progetti se immaginassimo di costruire il futuro del nostro paese senza un ancoraggio culturale di riferimento, capace di esprimere una sintesi politica.

    Arriverà il momento della competizione elettorale e se il favore popolare ci sarà accordato saremo chiamati a governare la nostra comunità. Qualora ciò dovesse accadere sarà importante ricordare che nulla ci condanna all’attuale mediocrità e che per anni Raiano è stato invece l’emblema di un paese vivo, del quale siamo stati per larghi tratti orgogliosi.

    Abbiamo assieme ad altri la possibilità di realizzare idee ambiziose, ma permettermi di pensare che questa sia l’occasione giusta per tornare a dare anima e sostanza ad una storia politica comune.

  • Tra globalizzazione e campanilismo idiota, dove vuole collocarsi una piccola comunità?

    Tra globalizzazione e campanilismo idiota, dove vuole collocarsi una piccola comunità?

    La rivoluzione tecnologica è l’humus su cui ha progredito velocemente la globalizzazione. Persone con capacità nelle tecnologie, di sicuro intuito e genio, hanno cavalcato favorevolmente il processo accumulando fortune economiche spropositate. Iconicamente la foto di Musk, Bezos, Zuckerberg, ecc. all’insediamento di Trump mostrava i nuovi padroni economici del mondo. Nel bene e nel male. La globalizzazione, come tutti i fenomeni, presenta due facce della medaglia.


    Da una parte ha avvicinato il mondo accorciando le distanze, ora Raiano e Sulmona sono più vicine ad Auckland e Pechino, dall’altro impone visioni nuove per il grande pericolo di povertà, distanza sociale, insicurezza dei più.


    All’opposto della globalizzazione troviamo il campanilismo. Fenomeno non del tutto negativo, ma che va visto in una collocazione nei nostri tempi. Troppe volte una politica locale miope ha cavalcato beceramente il campanilismo erigendo egoismi e barricate tra la propria comunità di quattro gatti (da qui il mio apostrofare come idiota quel campanilismo), e quella confinante. Esiste anche un campanilismo da difendere con le unghie perché enorme ricchezza culturale e di tradizioni. Un piccolo esempio è la differenza marcata tra i dialetti della nostra Valle Peligna, anche quando a dividere due paesi c’è solo un rettilineo di 2 km e non un passo alpino.


    Un amministratore, che voglia essere moderno, eletto in un piccolo comune, deve porsi il problema di come collocare la sua comunità tra questi due poli.
    Semplificando, pur banalizzando l’argomento: grande vuol dire forte ma perde identità, piccolo vuol dire debole ma è più identitario. 


    La Valle Peligna è un territorio schiacciato economicamente all’interno del nostro Abruzzo: ad est la costa che è il motore economico della regione (e ha 1 milione di abruzzesi in una fascia di 8 km dalla riva del mare, i restanti meno di 300 mila, sparsi nel resto del territorio). Ad ovest la Marsica che orienta la sua economia parte all’interno, parte sulla vicina Roma; a Nord l’aquilano, con la città de L’Aquila che non ha mai fatto da chioccia e da riferimento alla sua provincia, anzi! A sud l’Alto Sangro, concentrato sul turismo della montagna, e che ogni tanto fa pensieri di secessione dall’Abruzzo.
    Ancora. La frammentazione del territorio è una caratteristica tutta italiana, forse per la storia che ci ha visto pullulare di gran ducati e di stati comunali. Basti pensare che l’Italia ha quasi 8 mila comuni per 59 milioni di abitanti. Francia e Inghilterra sono nazioni da 68 e 57 milioni di abitanti e hanno organizzazioni diametralmente opposte. I transalpini hanno 35 mila comuni su 551 mila Km quadrati (nell’Unione Europea è lo stato più esteso e ha il primato del 40% dei comuni europei). Per fare un paragone in Italia la superficie è di 302 mila. I sudditi di Re Carlo sono invece organizzati con 30 comuni su 130 mila Km quadrati. Francia e Italia hanno aderito ad un indirizzo europeo (incentivato) di riduzione dei comuni.


    Ma quindi, alla luce di quanto appena esposto, quale può essere una visione politico-strategica furba, produttiva e proiettata nel futuro per una piccola comunità?


    Partiamo dall’analisi del campanilismo idiota. Prevede il cercare di conseguire il risultato in competizione con i comuni confinanti: spesso è giusto una strada asfaltata in più, se si cavalca qualche legge arrivano soldi che ristrutturano edifici pubblici o privati. Si è piccoli e si conta molto poco, ma magari si incasellano le stesse tessere di partito tra comune, provincia e regione e si vince sull’antagonista vicino. Visione (e relativa tattica) buona nel breve periodo, al netto della tessera di partito, perché al cambio di governatore si sprofonda nell’oblio. Il campanilismo idiota è attualmente praticato da alcuni comuni della nostra valle, non serve fare i nomi, noi dobbiamo lavorare lentamente e con costanza sulla loro comunità per creare consapevolezza verso un campanilismo della cultura ma una visione di territorio allargato.
    La globalizzazione internazionale non è una politica perseguibile per un piccolo comune, tuttavia, uno dei concetti di fondo che incarna (superamento del piccolo) va coltivato, soprattutto nelle attività produttive. Se invece si vuole restare piccoli (o in ambiti familiari) la cosa non è anacronistica solo le imprese sono capaci di fare reti sinergiche. Spesso invece si assiste a concorrenza spiccia (e improduttiva).
    Ideale, su un piano prettamente teorico, sarebbe avere una municipalità allargata (leggi fusione dei comuni) dell’intera Valle Peligna. Un territorio di circa 100 km² con circa 40 mila abitanti sarebbe il 5° o 6° comune d’Abruzzo, avrebbe vantaggi fiscali e possibilità di sforamenti di bilancio, fondi europei e dallo stato italiano. Siamo sicuri che di sindaci con la mente aperta verso una fusione ce ne sono, iniziare il processo tra questi non è cosa da poco. Lo scenario, seppur altamente auspicabile, non è fattibile nel breve periodo: troppi i sindaci peligni che attuano politiche modello “il mio paese first”, una cultura della coesione che va fatta crescere nella popolazione a suon di fatti.
    E tra i fatti ci sono cose difficili e altre relativamente più facili da attuare. Per volare bassi, ad esempio, un unico cartellone estivo degli eventi (meglio se sinergico e coordinato), magari con un sito di promozione turistica peligno gestito da un team di giovani, uno per comune, che devono avere come requisito essere under 25 e residenti in Valle Peligna. Sito che sarebbe finanziato anche dalle strutture private ricettive, della ristorazione, enti turistici del terzo settore nel momento in cui potessero ricevere prenotazioni e aumentare i fatturati. Se non sono d’accordo tutti i comuni, quelli con una vision più moderna dei suoi attuali amministratori, potrebbero avviarsi sul percorso, i risultati porterebbero facilmente altre adesioni. Approfondiremo con ulteriori idee in altri articoli questo tema.


    Tra gli altri fatti da inseguire ci sono progetti di z.e.s. condivisa, sportello SUAP unico peligno, ufficio del turismo peligno all’uscita del casello A24, favorire sinergie agricole, energetiche, azioni che vanno ben oltre la banale logistica di “prestarsi” un vigile urbano per la festa del patrono locale.
    In questa visione di fusione/cooperazione bisogna anche essere pronti ad accettare il probabile capriccetto egoistico da superiority complex pratolano (o sulmonese? o altri ancora?), agendo sulla leva della comunità che vive in quel comune perché tra i peligni vedo tante eccellenze che possono svolgere il ruolo di stakeholders (portatori di interesse, personalità carismatiche) che possono influenzare (senza essere, Dio ce ne guardi, influencer). Queste persone vanno coinvolte in una rete di eccellenze peligne che può indirizzare certe politiche chiuse solo sul proprio territorio, politiche senza gambe nel lungo periodo.


    Ancora altri fatti da perseguire: la centrale SNAM è cosa fatta, impossibile tornare indietro. Tuttavia, solo una politica comune della vallata può barattare contropartite, magari di tutela della salute dei cittadini. Inutile andare a protestare con la fascia tricolore ai cancelli di quel cantiere. Politica comune che tornerà utile quando, in futuro, arriverà nel nostro territorio una seconda SNAM, questa volta con il nome di RFI. I fatti del comune di Manoppello, che rischia un’organizzazione del territorio con moderni muri di Berlino, stanno facendo scuola.


    È ora quindi di andare oltre le facciate di istituti di cooperazione che sono ispiranti solo nella forma e non nella sostanza. Aspettando una cultura della fusione, sono meglio protocolli d’intesa su aspetti chiari e dove gli interessi sono di due, tre o più comunità: agricoltura, produttività, sicurezza, mobilità, turismo, visione della Valle Peligna nel medio/lungo periodo.
    Parliamone!

  • Presentazione dell’Associazione CivitaMente

    Presentazione dell’Associazione CivitaMente

    Quando: il 28 febbraio 2025 dalle 18:00

    Dove: Aula Consiliare del Comune di Raiano

    Vi invitiamo alla presentazione di CivitaMente, un’associazione politico-culturale nata per promuovere la partecipazione attiva, il confronto democratico e la valorizzazione del nostro territorio.

    Durante l’incontro condivideremo i principi che ci ispirano, le iniziative in programma e le modalità per contribuire al nostro progetto.

    Crediamo in un impegno collettivo per il bene comune e vogliamo costruire insieme un futuro più partecipato e consapevole.

    Vi aspettiamo per avviare insieme questo percorso!

  • Raiano merita un futuro diverso

    Raiano merita un futuro diverso

    Care concittadine e cari concittadini, nei mesi scorsi un gruppo di raianesi, che amano nel profondo la propria cittadina e soffrono nel vederla andare alla deriva, ha cominciato a chiedersi se davvero fosse da considerare ineluttabile il declino cui sembra andare incontro il nostro paese.

    Partendo da questa riflessione ci siamo detti che valeva la pena ragionare intorno a un progetto alternativo di governo della nostra comunità.
    Riteniamo largamente insoddisfacente l’azione che ha caratterizzato l’agire politico dell’attuale Amministrazione comunale. Riteniamo il Sindaco e l’attuale maggioranza amministrativa emotivamente sempre più distaccati dalla loro comunità e responsabili di scelte inappropriate e contrarie agli interessi della comunità.

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